Dal 1 al 7 luglio nel segno della libertà
Lecco, 25 giugno – Al Lecco Film Fest – organizzato da Fondazione Ente dello Spettacolo e promosso da Confindustria Lecco e Sondrio – la prima retrospettiva in Italia dedicata ad Alice Rohrwacher. S’intitola “Introspettiva” e vuole mettere in luce una regista che con la sua opera è riuscita a entrare in connessione con le persone e i luoghi e a raccontare il mistero di un mondo perduto.
Nel 2021 Alice Rohrwacher ha ricevuto il Premio Robert Bresson, conferito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e la Rivista del Cinematografo, con il patrocinio del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, come unico premio che la Chiesa conferisce al cinema. Nella motivazione si leggeva: “La sua opera è incardinata in uno spazio che non c’è più e in un tempo che non è ancora: è rimpianto e promessa, materia arcaica e trascendenza. Gli ultimi bagliori di un mondo in disfacimento, il mondo contadino, si rivelano allo sguardo dell’autrice come epifanie di luce, corpi celesti e resurrezioni. I suoi film rielaborano in modo locale tensioni globali, preservano il mistero dalla pornografia del contemporaneo, lamentano la perdita dell’antico senza farne un epitaffio. E mentre attraversano la terra smorta dell’immaginario scorgono fioriture di senso, possibilità impreviste, passaggi nascosti. Come fantasmagorie di un vecchio lucernario. Meraviglie del cinema di Alice”.
«La cifra stilistica del cinema di Alice Rohrwacher – ha dichiarato mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo – è riconoscibile nella volontà di indagare profondamente l’animo umano e ciò che trascende l’aspetto materiale della vita. Il sacro, l’altrove, lo spirituale sono i temi che animano i suoi racconti, sia che si tratti di lungometraggi che di corti. Il suo sguardo supera le apparenze, in un fluire di persone, situazioni, storie, esperienze che ricercano una forma di salvezza. Mentre tutto viene mercificato dalla società contemporanea e la bramosia del denaro tiene in ostaggio l’umanità, la vera essenza di ogni esperienza umana si svela nella bellezza semplice e nascosta, nella cura delle relazioni come nelle espressioni artistiche, nella memoria che non è semplice “archivio” ma è ciò che ha colpito il cuore ed è capace di dare direzione alla vita. Questo significato intimo rinvenibile in ciascuno dei suoi film è stato il motivo che ci ha spinto ad assegnarle il Premio Bresson nel 2021. In quella occasione fu lei stessa a definire l’anima dei suoi lavori: “Non sono film dichiaratamente spirituali, ma intensamente e segretamente spirituali”».
Regista, ma anche attrice e sceneggiatrice, che ha saputo spaziare dal documentario (l’ultimo il doc collettivo dal titolo Futura, con Francesco Munzi e Pietro Marcello, nel quale, all’inizio del 2020, domandava ai ragazzi e alle ragazze di tutta la Penisola quale fosse la loro idea di futuro) agli episodi della serie L’amica geniale, dai cortometraggi (tra cui Le pupille nominato ai Premi Oscar 2023) ai lungometraggi. Alice Rohrwacher si è imposta nel panorama internazionale con un cinema arcaico e al contempo libero, e incarna perfettamente lo spirito di questa quinta edizione del Lecco Film Fest soprattutto alla luce del tema “Signora libertà”.
Dal suo primo lungometraggio d’esordio, Corpo celeste (2011), che sarà proiettato martedì 2 luglio alle ore 15,30 e che sarà introdotto da Federico Pontiggia. Storia di una ragazzina di tredici anni, interpretata da Yile Yara Vianello, che dalla Svizzera torna a vivere a Reggio Calabria, la città dove è nata, affrontando le difficoltà del cambiamento. Presentato alla Quinzaine di Cannes il film le valse il Nastro d’Argento come miglior regista esordiente. Nel cast vi erano anche Salvatore Cantalupo, Anita Caprioli e Renato Carpentieri.
Tre anni dopo torna a Cannes, questa volta in concorso, con il suo terzo lungometraggio, che poi vinse il Gran Premio della Giuria dal titolo Le meraviglie (2014).
Il film sarà proiettato a Lecco il 3 luglio, sempre alle 15,30, e sarà presentato da Lorenzo Ciofani. Si racconta la storia di quattro sorelle, figlie di apicoltori, la cui vita serena in campagna verrà sconvolta dall’arrivo di una troupe televisiva che promette loro meraviglie e una vita da star. Nel cast, oltre alla protagonista Gelsomina interpretata da Maria Alexandra Lungu, anche: Alba Rohrwacher e Monica Bellucci.
Seguiranno il 4 luglio alle 15,30: Lazzaro felice (2018), vincitore miglior sceneggiatura a Cannes, e il cortometraggio co-diretto con JR, Omelia contadina (2020). Entrambi introdotti da Valerio Sammarco. Il primo racconta la storia di Lazzaro (Adriano Tardiolo), un ragazzo che vive in una piccola comunità contadina coltivando tabacco e che non sa neanche di chi è figlio, ma è comunque grato di stare al mondo. Un racconto sulla “santità dello stare al mondo senza miracoli, senza poteri o superpoteri”. Nel cast: Alba Rohrwacher, Tommaso Ragno e Nicoletta Braschi. Il secondo è un corto su una comunità contadina che si riunisce su un altopiano al confine tra tre regioni per celebrare il funerale dell’agricoltura contadina. Un’azione cinematografica per scongiurare la scomparsa di una cultura millenaria.
La quinta edizione del Lecco Film Fest, come la stessa retrospettiva, chiuderà domenica 7 luglio alle 21,00 con la proiezione de La chimera (2023). Il film, con Josh O’ Connor, Alba Rohrwacher, Carol Duarte, Isabella Rossellini e Vincenzo Nemolato, è ambientato negli anni ottanta nel mondo clandestino dei “tombaroli” e racconta la storia di un giovane archeologo inglese coinvolto nel traffico clandestino di reperti archeologici.
Nel corso della serata, prima della proiezione, mons. Davide Milani, presidente Fondazione Ente dello Spettacolo, incontrerà la regista Alice Rohrwacher in Piazza Garibaldi. Alla regista verrà consegnato il Premio Lucia, realizzato e donato da Pianegonda.
Sin dalla prima edizione il Lecco Film Fest ha voluto rappresentare uno spazio per una narrazione trasversale del femminile libera da ogni stereotipo, e anche da ogni schema e convenzione, e Alice Rohrwacher, mostrandosi un’autrice libera di scegliere ciò che le è utile narrare e i tempi del racconto, con il suo sguardo su ciò che è venuto prima, ma che resta nel tempo, incontra perfettamente lo spirito del festival.