Quattro tra i principali giornalisti e direttori di testate nazionali si sono ritrovati al Lecco Film Fest per discutere di media e cultura e a provare a rispondere alla domanda “Come si evolvono le pagine culturali di giornali e tg?”. I protagonisti, Enrico Mentana, direttore del tg di La7 e fondatore testata online Open, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, Agnese Pini, direttrice delle testate del gruppo Qn tra cui Il Giorno, e Vincenzo Morgante, direttore di TV2000 e Radio InBlu, sono sono stati stimolati da don Davide Milani, prevosto di Lecco e presidente della Fondazione ente dello spettacolo che organizza il festival del cinema lecchese: «Parliamo di cultura, parola che nella sua radice ha il termine “coltivare”. Anche a Lecco, con il festival, coltiviamo la cultura, come si si fa su testate nazionali».
Il giornalismo e l’informazione, per il modo in cui raccontano la realtà, sono uno strumento popolare con cui diffonde e divulga la cultura, ma anche attraverso il quale si costruisce la cultura dell’opinione pubblica: «Dobbiamo renderci conto che non si può più semplicemente essere un quotidiano di carta, il digitale ha cambiato tutto il nostro mondo – ha sottolineato Fontana, guida del Corriere -. Da questo punto di vista potrebbe sembrare strano aver rilanciato “La lettura”, l’inserto settimanale di approfondimento culturale in edicola ogni domenica con il quotidiano, ma abbiamo deciso di farlo proprio perché in un mondo così veloce e istantaneo abbiamo capito che c’è bisogno di un punto di riflessione. Il supplemento ha quindi il suo pubblico molto costante. È stato un esperimento positivo per l’identità del nostro giornale, che però è fatto anche di molte altre cose, che comprendono anche i canali web».
Agnese Pini è una delle pochissime donne in Italia alla guida di una testata giornalistica. Per lei la città di Lecco ha pochi segreti, visto che si tratta di un ritorno nel capoluogo lariano. Pini ha lavorato per anni come cronista a Lecco: «In questa città ho imparato che cultura e esperienze nazional-popolari si possono conciliare bene. L’ho capito quando ho visto per la prima volta “quel ramo del lago di Como” e ho intuito cosa volesse fare Manzoni ne I promossi sposi. Non un racconto aulico e poetico del Lago, ma una cartolina popolare, geograficamente precisa e affettuosa di Lecco. Questo è fare cultura popolare: raccontare le feste, le iniziative in piazza, la sagra di paese è la chiave popolare del fare e raccontare la cultura». Per la direttrice, la principale sfida di chi lavora nel mondo della comunicazione resta una: «Bisogna riappropriarsi della grande regola del giornalismo, ossia far vedere le cose, raccontarle con professionalità».
Il mondo cambia e anche i media, ma più lentamente: «Ciò di cui stiamo parlando noi oggi è il mondo novecentesco – ha detto Enrico “Chicco” Mentana -. I giovani non vanno al cinema, non leggono i giornali e non guardano i telegiornali. I giovani scelgono cosa e dove guardare dallo smartphone e si informano lì. Noi siamo come gestori di botteghe di antiquari e dobbiamo continuare a cementare queste cose, che sono connaturate. Di qualsiasi cosa parliamo noi ci mettiamo la cultura comune, il nostro racconto mette tutto insieme», ha aggiunto il fondatore di Open che ha inviato una piazza XX settembre di Lecco tutta esaurita per l’incontro e con tantissime persone in piedi ad assistere al confronto: «Guardate il grande dibattito sulla guerra: se non ci fossero tutte le interviste e i ricordi diventerebbe un bollettino. I giornalisti devono saper dimostrare di aver abbastanza ossigeno nei polmoni per parlare di cultura. Se la logica è quella di fare capire, allora bisogna approfondire. Se la logica è quella di mettere solo a confronto due parti opposte, vuol dire solo lavarsene le mani. Dobbiamo sfuggire la linea per cui si cercano solo personaggi in cerca di autore. La logica del Grande Fratello e dell’Isola dei famosi applicata alla guerra è pericolosa. Il giornalista deve offrire un suo punto di vista, il racconto non può essere asettico».
Carta stampata, web, ma anche piccolo schermo sono tra i principali canali di fruizione dell’informazione ha ricordato il direttore di TV2000, Morgante, emittente televisiva privata a diffusione nazionale sostenuta dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei): «Per una televisione come la nostra, la cultura è estremamente connessa alla nostra identità. Non ci rivolgiamo infatti solo a cattolici, ma chi ci guarda e a chi interviene sa che la nostra impronta è quella. Per coltivare cultura bisogna anche seminare: dubbi, curiosità e allo stesso tempo consapevolezza. Facendolo con passione e competenz. E così si creano coscienze di donne e uomini liberi».