Al terzo film, Laura Bispuri è già una certezza del cinema italiano. Due volte in concorso alla Berlinale, la prima con l’esordio Vergine giurata nel 2015 e la seconda con Figlia mia nel 2018, nel 2021 è stata selezionata anche dalla Mostra di Venezia con Il paradiso del pavone, in concorso nella sezione Orizzonti. E proprio grazie a questo film arriva al Lecco Film Fest, illuminando il grande schermo di Piazza Garibaldi nella seconda serata della manifestazione.
Un punto di arrivo per la regista: «Nel primo film mi sono avvinghiata allo sguardo della protagonista, abbiamo costruito un rapporto viscerale. Nel secondo, avendo tre protagoniste, il lavoro di scrittura si è fatto più complesso perché volevo stare accanto a tutte loro. In fase di scrittura io e Francesca Manieri, che ha scritto il film con me, partecipammo a un workshop del Sundance (il più importante festival al mondo di cinema indie, ndr), ci dissero che quello che stavamo scrivendo non era affatto facile, che era complicato creare un flusso. Ma andammo avanti, ci stimolarono molto. Stavolta la scommessa era allargare ancora di più il campo: undici personaggi e un pavone, personaggio a tutti gli effetti».
Una corale famigliare vista mare che rappresenta una svolta nel percorso di Bispuri: «Non ci sono regole nel processo creativo: per la prima volta non mi sono riferita a un paesaggio pittorico perché il film è quasi tutto nell’interno della casa. I volti dei personaggi sono diventati i paesaggi».
Un film arrivato quasi per caso: «All’origine c’è il lavoro di una giovane sceneggiatrice, Silvana Tamma, per dirigerla ho lasciato un film su cui stavo lavorando da tempo: mi piaceva l’idea che, grazie al pavone, i personaggi possono scoprire più di se stessi. Nei miei film personaggi cercano sempre la propria identità. Pavone compreso».
Anche qui torna Alba Rohwracher, che ha partecipato a tutti i film di Bispuri: «In Vergine giurata abbiamo conosciuto condizioni faticose, avventurose, passionali, in Figlia mia le ho affidato un ruolo completamente diverso. Alba è uno strumento musicale che può raggiungere varie note. Sono sempre curiosa di capire come può suonare, perciò cerchiamo sempre di trovare qualcosa in più».
Ma in questo mosaico c’è un tassello forse più importante degli altri: «Una gioia lavorare con Dominique Sanda, che interpreta la matriarca della famiglia. Sono innamorata di lei dai tempi del Giardino dei Finzi Contini. Oggi vive in Uruguay, è stato difficile coinvolgerla ma ha accettato subito. Sul set ha creato un rapporto molto piacevole con gli altri, nelle pause si metteva a studiare italiano. Ci siamo prese per mano sul set, tuttora ci sentiamo continuamente».
Fotogallery di Stefano Micozzi
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