AL LECCO FILM FEST ARRIVA BELLOCCHIO

PER PARLARE DEL SUO FILM ‘RAPITO’ CON MONS. DAVIDE MILANI. A SEGUIRE L’INCONTRO CON FRANCESCO BRUNI E FOTINI PELUSO E LA PROIEZIONE DE ‘IL GIUDICE RAGAZZINO’ CON GIULIO SCARPATI

Lecco, 9 luglio 2023 – “Le vie dell’inconscio sono complesse e dentro la storia di Edgardo Mortara c’era qualcosa che si connetteva profondamente alla mia stessa esperienza. Dire emozionato alla mia età è un po’ esagerato, ma è come mi sento in questo momento”. A dirlo è Marco Bellocchio durante l’incontro con Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, nel quale hanno parlato del suo ultimo film Rapito, ma anche di tanti altri temi importanti. L’incontro si è tenuto nella quarta giornata del Lecco Film Fest sul palco di Piazza XX Settembre. Ad introdurlo il giornalista di Radio Vaticana Rosario Tronnolone davanti a una piazza piena di gente, tra cui anche Beppino Englaro, il padre di Eluana, definito da Bellocchio: “un eroe civile”.

“Non so perché Spielberg e Julian Schnabel non hanno fatto il film su Edgardo Mortara- Anche Pupi Avati mi disse che lo avrebbe voluto fare. Questa storia mi ha ricordato una forma di educazione religiosa che io ho ricevuto quando avevo l’età di Edgardo. Il Papa lo ha obbligato a convertirsi. Nonostante nessuno gli abbia mai torto un capello, il bambino ha comunque subito una violenza. La violenza consisteva nell’incutere un certo timore nel senso del peccato e nel non morire nel peccato mortale perché avrebbe significato andare all’inferno. Per fortuna queste cose non si dicono più”.

E poi: “Non sono un ateo, ma un non credente. La mia gentilezza nasce comunque dalla mia formazione cattolica. Da poco sono stato a un bel dibattito tra comunità cattolica e comunità ebraica, ma credo che dovremmo includere anche i non credenti. È necessario parlarsi e il Papa è un alfiere di questo dialogo. La bellezza è una rappresentazione illogica e irrazionale che accomuna credenti e non credenti. Nell’ultimo libro di mio fratello Piergiorgio c’è un passaggio che dice che la Chiesa dovrebbe ringraziare più i pittori dei teologi”.

Infine: “Questo Papa è più a sinistra della sinistra. I temi che esprime in ogni occasione come l’amore per il prossimo, la carità, la misericordia, il non odiare gli altri sono cose rivoluzionarie. Noi invece ci siamo formati sull’odio di classe, sul vincere odiandosi. L’odio era necessario per sconfiggere il nemico. Tutte cose che questo Papa respinge”.

A seguire sempre in Piazza XX Settembre per ‘ Cinematografo Incontra’ il regista Francesco Bruni con l’attrice Fotini Peluso hanno dialogato con Valerio Sammarco, giornalista della Rivista del Cinematografo. Bruni è maestro nel raccontare l’età giovane, la fragilità e l’inadeguatezza e ha voluto Fotini Peluso come figlia volitiva del protagonista in Cosa sarà e come anima ferita nella serie Tutto chiede salvezza.

“Leggendo il libro Tutto chiede salvezza mi sono innamorato e ho cercato lo scrittore Mencarelli per chiedergli i diritti. Erano stati comprati da poco, poi mi ha richiamato dicendomi che ne volevano fare una serie e che per dirigerla avevano scelto me”, racconta Bruni. E poi: “Nina è il personaggio femminile più bello che ho scritto perché è estremamente controverso: una ragazza viziata, sofferente, isterica, ma anche spiritosa. All’inizio non ho pensato a Fotini per interpretarla, poi ho pensato di tirare fuori la sua vena pazza dietro quell’aria seria”.

E Fotini Peluso: “Io e Nina siamo molto diverse fortunatamente, ma la sento comunque molto vicina a me”.

In serata sul palco di Piazza Garibaldi la proiezione di Il giudice ragazzino di Alessandro Di Robilant con l’introduzione dell’attore Giulio Scarpati, vincitore per questo ruolo del David di Donatello come protagonista e del produttore Maurizio Tedesco in un incontro moderato da Federico Pontiggia, Rivista del Cinematografo. Il film racconta la storia del magistrato Rosario Livatino, che negli anni ottanta, in provincia di Agrigento, non ha remore nel combattere la mafia sempre più potente. Il 21 settembre del 1990 Livatino viene assassinato su una strada provinciale: del delitto fu testimone oculare Piero Nava, che permise l’individuazione degli esecutori. Oggi Livatino è venerato come beato e martire dalla Chiesa cattolica.

“Incontrammo i genitori durante la lavorazione – racconta Scarpati -. Alla fine dell’incontro il padre mi abbracciò e si mise a piangere. Fu una cosa molto emozionante. Pensavo che la passione di Livatino fosse una cosa fatta ad arte invece la sua stanza era piena di videocassette di tutti i generi. È stata un’esperienza fortissima e avevo paura quando lo stavo preparando perché incarnavo una persona reale. Per farlo ho letto i libri di Cosa nostra. C’era pochissimo materiale su di lui, non c’erano molte testimonianze, ma ho parlato con molti magistrati che lo avevano conosciuto. Il nostro mestiere significa realtà ma anche suggestione. E la prima cosa che ho fatto quando sono andato in Sicilia è stato andare sul posto dove era stato ucciso”. “Esisteva un libro di Nando Dalla Chiesa su questo argomento. Ci siamo ritrovati davanti a una figura abbastanza complessa come quella di Livatino. Nel film c’era anche Sabrina Ferilli che è stata bravissima”, dice Maurizio Tedesco. “Livatino una figura straordinaria di uomo, di magistrato e di credente”, dice il direttore di TV 2000 e Radio InBlu Vincenzo Morgante, che ricorda anche la figura importantissima di Piero Nava, lecchese, testimone oculare del delitto. Sul palco è poi salito Lorenzo Bonini curatore del libro Io sono nessuno. Da quando sono diventato il testimone di giustizia del caso Livatino, di Piero Nava (Rizzoli). Bonini ha consegnato una copia del romanzo autografato dallo stesso Piero Nava a Giulio Scarpati.

Il festival si concluderà domenica 9 luglio. Tutte le informazioni su www.leccofilmfest.it